“Non si sa cos’è la luce, quindi non si conosce il buio.”
Elisabetta Corradin
Il nostro progetto nasce dal desiderio di sensibilizzare i bambini sulla cecità. Per spiegare loro cosa significa essere non vedente, abbiamo utilizzato un mezzo a portata di tutti: l’immaginazione. Grazie ad essa, abbiamo creato un vero e proprio gioco che diventa uno strumento utile per affrontare le proprie paure. Come la stessa cecità, il buio provoca paura, mentre la luce prevale sul dubbio e l’ignoto, offrendo sicurezza e tranquillità.
Accendendo la luce, ciò che prima era in ombra si veste di un’aura positiva. Il nostro Wunderbook contrappone la paura al conforto, con lo scopo di stimolare una riflessione sul proprio mondo interiore. Tutto è lasciato alla libera interpretazione, poiché ognuno di noi vede la realtà a seconda del proprio vissuto. Il progetto nasce grazie all’importante contributo di Elisabetta Corradin, coordinatrice di Dialogo nel Buio.
L’idea
Il Wunderbook interattivo
Il Wunderbook è composto da una lightbox e una concertina, formata da otto facciate con una taschina. Ogni taschina contiene una foto che rappresenta una paura. Sopra le facciate anteriori vi sono delle domande che
sottolineano l’aspetto negativo della figura. Invece, le facciate posteriori, riportano le risposte positive. La paura si trasforma in tranquillità grazie all’intervento della luce che passa attraverso la fotografia forata.
Due tecniche
Le fotografie realizzate con la tecnica del light painting ritraggono i mostriciattoli che abitano le camerette dei bambini durante gli incubi notturni.
L’intervento manuale di foratura permette di camuffare la realtà, mettendola in luce soltanto quando la fotografia viene posizionata sopra la lightbox accesa.