“La vita di mia madre è una vita sospesa, una vita non vita, una vita in cui tanti dei suoi amici non ci sono più, e lei non lo sa, o non li ricorda neppure.”
Laura Baldassini
Se il mondo attorno a te diventasse improvvisamente sconosciuto? L’Alzheimer è una malattia neuro-degenerativa che comporta una graduale e irreversibile perdita delle capacità cognitive: il malato non è in grado di leggere il mondo attorno a sé e di interpretarlo. Nonostante se ne parli tanto, sono poche le persone a conoscere realmente i problemi che ne derivano. Il progetto si propone come strumento di conoscenza diretta dell’Alzheimer, permettendo di immedesimarsi nelle difficoltà del malato da un punto di vista fisico e psicologico.
Il filo nero diventa metafora dell’Alzheimer e, allo stesso tempo, rappresenta una linea di confine tra il rigetto e l’accettazione della malattia: esso penetra nella vita della persona, insinuandosi nel suo presente e diventandone parte integrante, rimanendo comunque un elemento estraneo. Il progetto nasce da una ricerca accurata sul tema dell’Alzheimer e dalla testimonianza del libro “Mi porti a casa?” di Laura Baldassini, educatrice esperta sul tema della disabilità.
Wunderbook
Materiali e finiture
Il pensiero delle autrici
“Con questo progetto ho guardato l’Alzheimer con occhi diversi, mettendomi nei panni di chi ne soffre, comunicando le difficoltà della malattia in relazione al mondo.”
CHIARA GIGLIO
“Ho imparato che chi soffre di Alzheimer non percepisce un mondo sbagliato, ma diverso, il progetto mi ha permesso di immedesimarmi in esso e comprenderlo.”
ELISA ANDRIANI
“Mi ha colpito quante sfaccettature possa avere una malattia a seconda della persona che ne soffre. Cosa la può aiutare? Come affrontare la situazione?”
ELISA ORLANDI
“Troppo spesso dimentichiamo quanto sia importante essere in grado di rapportarsi con gli altri.”
FEDERICA PAPPALARDO
“Il progetto mi ha permesso di comprendere e raccontare la storia di una persona che non può più farlo, mettendomi nei panni di chi assiste una persona malata d’Alzheimer .”
GEMMA BARBANTI
“Ho compreso l’importanza che possono avere i ricordi, anche i più semplici e banali. I ricordi costituiscono e creano la nostra identità.”
GIULIA CAMPIOLI
“Il progetto mi ha spinto a porre più importanza ai rapporti con i propri familiari e amici. Rapporti che vengono nascosti nella mente delle persone affette da Alzheimer.”