AURAE è una richiesta di aiuto e comprensione, da parte di tutte quelle persone affette dall’aura emicranica, che si manifesta tramite allucinazioni colorate e luminose che invadono il campo visivo. Si tratta di un disturbo poco conosciuto, e che per questo porta particolare disagio a chi ne soffre, poiché spesso si ritrova
incompreso e bloccato senza l’aiuto e la solidarietà degli altri. Il progetto nasce da testimonianze dirette e interviste approfondite, volte a dar voce a queste persone e permettere al pubblico di immedesimarsi nell’episodio, così da poter diventare più educati, empatici e sensibili verso di loro.
“È irritante che nessuno riesca a capire quello che provo, mi sento spesso isolata nel mio dolore. A volte ho paura di uscire di casa da sola e rimanere bloccata”
Margherita
Ideazione e processo creativo
Pagina per pagina il Wunderbook porta il lettore a conoscere l’emicrania con aura invitandolo a sperimentare insieme le sensazioni provate durante un attacco. La semplicità è il punto di forza del libro. Un linguaggio essenziale, fatto esclusivamente di materia e segno, descrive nel modo più comprensibile e funzionale possibile in cosa consiste il disturbo. Il libro è suddiviso in diverse sezioni corrispondenti alle sette fasi dell’attacco di emicrania: scotomi, calma piatta, suono, tatto, deformazione spaziale, bagliori e aura.
Il trinomio progettuale
AURAE è una sintesi di materia, segno ed emozione. Approfondite ricerche di materiali e molteplici tentativi sul segno grafico ci hanno permesso di esprimere, attraverso un libro, il disagio, la paura e il dolore che l’emicrania provoca: le linee spezzate ricorrono costantemente e la loro irregolarità viene esasperata in modo pungente e irriverente. A creare queste fastidiose sensazioni contribuisce la scelta dei materiali, che, in diverse sezioni,
presentano textures più fitte e granulose all’aumentare del malessere: al momento di calma della crisi emicranica, rappresentato da dei colori chiari e da delle linee più morbide, seguono gradualmente dei colori più cupi, delle forme aguzze e spigolose e dei materiali sempre più aspri al tatto, fino all’uso di una carta abrasiva, verniciata di nero, volta a ricreare, nella sensibilità del lettore, la percezione di un formicolio.