E se fossero gli altri a percepire male i colori?
Siamo una società che parla e si esprime attraverso il colore. Fondiamo la nostra comunicazione su un parametro non comune. Non esiste il colore rosso in sé, ma esistono diverse tonalità e quella che vedi tu non è la stessa che vedo io. Come i colori anche l’essere umano presenta varie sfumature, nonostante non si senta parlare di persone con condizioni diverse dalla “normalità”. Sbagliati non sono coloro che hanno un’alterata percezione dei colori; sbagliata è l’istituzione che non mette a fuoco le necessità di tutti.
La discromatopsia non è una malattia da curare, non è un problema da risolvere. La difficoltà è il confronto con la società. È quindi necessario un linguaggio comune che possa essere comprensibile anche per i daltonici e che non si basi sul colore rosso per segnalare il pericolo o sul colore verde per indicare una situazione di sicurezza; una lingua che venga insegnata fin dalla tenera età per educare i bambini alla conoscenza di un mondo fatto di diversità. Il gioco diventa, quindi, il mezzo migliore per istruire i più piccoli.
“Il daltonico non deve essere considerato come un essere diversamente abile, è semplicemente un vedente diverso.”
bruno biondi
Il processo
Quali ostacoli può incontrare una persona daltonica ogni giorno? Come potrebbero essere superati? Da queste domande è nata la progettazione di un gioco che si basa su dodici tessere complessive: sei card lenticolari raffiguranti azioni quotidiane e altrettante tessere che propongono possibili soluzioni da applicare al mondo reale. Lo scopo del gioco è quello di accoppiare le carte in maniera tale da associare all’immagine la design solution corrispondente.
Per rendere la visione daltonica facilmente comprensibile anche ai bambini più piccoli, abbiamo deciso di ricorrere alla stampa lenticolare su materiale plastico zigrinato, una tecnologia che utilizza le proprietà di rifrazione e riflessione della luce. Questo processo, grazie all’effetto flip, consente di avere un confronto immediato tra la visione normale e quella dispercepita, rendendo evidenti, tramite una diversa angolazione della carta, le difficoltà incontrate nel distinguere determinati colori.
Il gioco
Iniziamo!
“Se io avessi un mondo come piace a me, là tutto sarebbe assurdo: niente sarebbe com’è, perché tutto sarebbe come non è, e viceversa! Ciò che è non sarebbe e ciò che non è sarebbe!”
LEWIS CARROLL – ALICE’S ADVENTURES IN WONDERLAND